Ho un diario delle nostre camminate in montagna, un quaderno con la copertina di cartone rigida che ho cominciato a scrivere quando portammo Piero appena nato sul sentiero del Viel del pan al Pordoi.
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Ventidue anni di piccoli appunti presi nelle soste ai rifugi o la sera al rientro. Ci sono timbri e macchie di genziane che il quaderno doveva solamente aiutare seccare e che non ha più lasciato andare.
Rileggerlo di tanto in tanto è un dolce piacere, è come se, ripercorrendo gli anni, si riunissero tutti i sentieri dell'esperienza in un unico cammino.
Al blog manca questa fisicità e mi domando che ne sarà di questi appunti fra ventidue anni.
Ci sarà la possibilità di rileggerli? Saranno sepolti da migliaia di messaggi successivi che, esaltando il presente, polverizzano e disperdono il passato.
Il mio quadernetto raccoglie piccole cronache che nella rilettura la memoria ricostruisce e riempie nuovamente di significato, è un giubbotto gonfiabile che mi impedisce di annegare nel vortice della quotidianità.
I messaggi di questo blog hanno il vantaggio della condivisione, ieri ho detto a Giulio, solitamente addetto alla stampigliatura del timbro sulla pagina del quadernetto, di leggere il racconto e di guardare con la nonna le immagini che ho raccolto, sarà un po' come averlo qui con noi.
E poi ci sono i commenti che Steve e Liddy dall'altro capo del mondo hanno già aggiunto e forse altri ne verranno.
Credo che stamperò le pagine del diario di questo viaggio e le incollerò sul quadernetto, perché fanno parte dello stesso racconto ma anche perché, essendo solo un pretesto per non smettere di ricordare, sia possibile un giorno sfogliarle nuovamente e facendo entrare l'aria tra le pagine ridare ad esse la vita di cui sono impregnate.
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