Che ci posso fare, ci sono delle cose che mi emozionano.
Quando ripenso, ad esempio,a quella volta che dopo la strage di Piazza della Loggia, andammo con gli studenti in tutte le case di Desenzano con un giardino a chiedere un fiore da portare in piazza e ci andammo poi in quella piazza martirizzata con una grande quantità di fiori.
Avevo le lacrime agli occhi fotografando la Sardana una domenica mattina di fronte alla cattedrale di Barcellona, quella danza proibita dalla dittatura e che invece era il simbolo dell'abbraccio e del girotondo della gente di tutte le età e di tutte le classi sociali
Avevo nelle orecchie un disco che Giampiero Simontacchi mi fece ascoltare in anteprima, i lprimo concerto pubblico di Raimon un cantante catalano le cui canzoni erano proibite ma che tutti conoscevano (se volete la pelle d'oca guardate qui http://www.youtube.com/watch?v=AbK1L7SynU8) e in quello stadio che si annuncia con un corale "amnistia y libertad, amnistia y libertad!" scopri che tutti conoscono e cantano ciò che la stupidità vorrebbe abolire per decreto.
Quando leggo i messaggi che rimbalzano sui blog che raccontano cosa accade in Tibet o di chi non riesce a stare zitto di fronte ai guasti del mondo, mi emoziono e mi vengono in mente le parole di quella bella canzone di Gaber "Libertà non è star sopra un albero... libertà è partecipazione".
Ieri sono girati tra i blogger di Nova100 un turbinio di messaggi per invitarsi reciprocamente a partecipare, a dire, a raccontare il proprio disagio e la propria speranza e sento che c'è del nuovo nell'aria.
Nel contempo leggo molti post di amici indecisi, dubbiosi, arrabbiati, delusi, rassegnati e mi viene voglia di andare a casa di Gaspar e dirgli "non è vero che non cambia nulla o che il cambiamento viene solo se le cose vanno molto male, il mondo cambia a partire dai nostri occhi", o da Matteo e dirgli (come gli ho detto in un commento) "Votiamo perchè lo dobbiamo ai nostri figli e poi continuiamo per lo stesso motivo a protestare e a indignarci."
Siamo passati da anni di grande partecipazione ad anni in cui si è fatto di tutto (a destra e a sinistra) per far stare la gente chiusa in casa con il telecomando in mano perchè nessuno disturbasse il manovratore e così pian piano la libertà si è ammalata di malinconia.
Io vedo nel blogging e in tutte le altre forme di social networking una lenta terapia di riabilitazione della libertà malata: a tutti dico, "non vergognarti di raccontare", "anche se per uno solo conti questo fa la differenza", "twitter non è uno stupido giochino, è un modo per dire 'ci sono' e sono contento che tu ci sia".
Che ciascuno voti per chi vuole, il mio timore non è che vinca la parte avversama che vinca la rassegnazione.
Cavolo Gigi, in questi momenti c'è proprio bisogno di uno che rianimi lo sconforto ormai dilagante...
Purtroppo ammetto che anch'io sono andata a votare a denti stretti.
E guardandomi attorno mi accorgo che tanti miei coetanei (ventenni) non sono riusciti, da soli, a superare la rassegnazione e non sono riusciti ad andare alle urne.
Non so quanta colpa sia attribuibile a noi cittadini, che ormai non ci sentiamo più sovrani e non "combattiamo" più, e quanta sia invece da attribuire a chi vuole tutta per sè la sovranità...
Sta di fatto che ormai la gente si sente parte passiva nel gioco del governo e di tanto in tanto fa piacere leggere che qualcuno tenta di resistere a questa situazione.
Grazie.
Scritto da: Vale | 04/14/2008 a 18:53