Torno da Sanremo sempre turbato, quando c'era Giampiero, rimuginando sulle sue lungimiranti idee sul mondo dell'informazione, della televisione e della musica; ora che lui non c'è più, torno con lunghe ore di racconto di Meri a cui ho chiesto dettagli sulla vita di Giampiero, sulle sue scelte, sulla sua capacità straordinaria di "fiutare il vento" del futuro.
Non so dire cosa mi aspettassi da questo lungo incontro, so che volevo farlo per cercare risposte a domande che non so formulare.
Qualcosa di luminoso lo riporto con me: il coraggio delle azioni oneste, la forza dell'amore, la lucidità nell'affrontare la morte, la conferma che i nostri insegnamenti non cadono nel nulla.
Stasera, mentre ci ripenso, in modo apparentemente casuale, è partita la 9' sinfonia di Mahler: musica perfetta per coccolarmi, in quel misto di tristezza e serenità che caratterizza quest'opera che come nessun'altra descrive il passaggio dalla vita alla morte.
Stasera avrei voglia di vedere i miei figli forse solo per incoraggiarmi a non smettere di fare ciò che ho fatto e che intendo fare, sapendo che i miei dubbi si dileguano nei loro occhi.
Giampiero come Stefan, mi facevano sentire "piccolo", non inferiore, ma allievo che chiede istruzioni su come funziona la vita, su come prendere le strade giuste, fare le scelte più sagge. Stefan era più giovane di me di 5 anni, Giampiero più vecchio di 15 ad entrambi chiedevo consigli ma erano altrettanto spesso loro che mi chiedevano risposte, quando ero io che le cercavo da loro e io non capivo cosa mai potessi dire loro, che valore avessero i miei punti di vista quando io chiedevo a loro quale scelta fare.
Forse il segreto, se di segreto si tratta, sta qui: nel fatto che ciascuno ha qualcosa di prezioso da donare anche se non ne conosce il valore perchè è l'altro che impreziosisce il dono.
Non è facile parlare della vita e della morte, parlare di Giampiero con Meri che tanto lo ha amato e che sta lentamente dipanando la matassa del distacco, cercando di sistemare tutto perchè nulla sia irrisolto o incompleto.
Fu lei a sgridarmi, sbatacchiandomi come fa la leonessa con il cucciolo, quando non mi decidevo a unire la mia vita a quella di Marina ed è grazie a Giampiero se ho avuto il coraggio di molte scelte lui che ai miei dubbi rispondeva sempre con "ma va, tu queste cose lei fa con la mano sinistra..." regalando il fuoco della fiducia in sé.
Un amico che manca è un grande vuoto, vorrei parlargli, chiedergli ancora, ora che mi trovo a fare scelte importanti nel mondo della musica , quello che è stato il suo mondo, dove è stato straordinario innovatore.
Vorrei chiedergli ma lui non c'è fisicamente, e devo provare ad ascoltare con il cuore ora che non posso udirne la voce. Forse il senso è questo.
Dovrei essere felice di averlo conosciuto, dovrei essere felice di avere rivisto Meri, con la sua bellezza senza tempo, ai nostri occhi identica ad allora, dovrei: ma non è così. Non riesco a scrollarmi di dosso la grande malinconia della sua assenza.
Stasera ho preparto per Marina la pasta con il sugo che ci faceva Meri quando, praticamente ragazzini, passavamo le domeniche a casa loro a parlare di musica e di politica, di futuro e di cambiamento.
E' stato per me come un rito, incenso offerto a profumare l'aria.
Forse il senso che cerco è questo: il senso profondo dei piccoli gesti, delle gardenie di Giampiero, della bellezza silenziosa dei suoi quadri.
Forse il senso è quello dell'abbraccio di Meri di quando siamo ripartiti oggi dopo tre anni che non ci si vedeva mentre ci siamo ripromessi di vederci a maggio.
Su un bigliettino Giampiero aveva scritto : "Metto il passato in memoria. Del futuro vivrò".
Meri lo ha scritto sulla sua lapide.
Forse il senso è questo.
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