Per ovvi motivi non sono riuscito a comperarne il primo numero, ma oggi non me ne sono lasciato scappare l'ultimo e sono qui che guardo le pagine bianche de l'Unità che silenziosamente parlano della fine di un'epoca, almeno a me.
Era il giornale simbolo di un partito e di chi in quel partito si impegnava per sostenerne la proposta e allora avere in tasca l'Unità o Il Manifesto o Lotta Continua era una precisa dichiarazione di campo.
Con l'Unità ho capito che la satira, quando è intelligente, è un'arma potentissima e Fortebraccio con le sue lapidarie riflessioni o con un aggettivo o un avverbio al posto giusto lasciava il segno ogni volta (memorabile il "Tanassi con la fronte inutilmente spaziosa").
L'Unità e la sua diffusione casa per casa è stata la mia scuola di politica, quella vera, quando ogni domenica mattina dedicavo il mio tempo a portarla e quando possibile fermandomi a parlare con la gente e raccogliendo commenti sulla vita di ogni giorno.
Quante copie ogni domenica? Una trentina mi pare di ricordare, guidato da Luciano Avigo che mi ha insegnato la disciplina della continuità, il valore del lavoro capillare, dell'incontro uno a uno.
Avevo 21 anni e su queste pagine bianche scriverei di come sia grato a quell'esperienza per ciò che ho poi imparato e fatto a proposito di reti sociali e di meccanismi del cambiamento.
Scriverei di quante cose ho imparato e fatto nelle Feste de l'Unità (non sono mai riuscito a chiamare la festa in modo diverso) dal coraggio di cambiare quando sembra impossibile: spostare la Festa de l'Unità dalla viuzza dietro il circolino al Castello era follia eppure... quanti furono entusiasti di realizzare un progetto "impossibile", una cosa mai provata prima, una festa non solo di salamine, burattini e ballo liscio, ma un evento grande, pieno di sorprese, di cultura e di musica di qualità, che dicesse in pratica quale mondo avessimo in mente.
Scriverei di come la parola "unità" ha un grande senso per chi crede sia un grande vantaggio stare assieme più che dividersi, mantenere la propria autenticità nella relazione con chi è diverso.
Scriverei anche che rimpiango quella carica di valori etici che attrassero noi giovani e riuscirono ad esaltare l'entusiasmo dell'età con una meta possibile, valori "adulti", vissuti, intrisi di fiducia nella possibilità di un mondo diverso che non andava atteso ma costruito.
Scriverei delle molte delusioni, delle sconfitte, delle meschinità grandi e piccole perchè ho conosciuto anche quelle ma userei una matita perchè ben più leggere sono state rispetto alle tante lezioni di amicizia, di stima e di onestà che ho ricevuto e che restano scritte in inchiostro indelebile.
Terrò via questa copia de l'Unità con le sue pagine bianche per avere una scusa per raccontare a mia nipote un giorno cos'era e cosa è la bella politica, cos'è l'impegno per un ideale, e anche come l'incapacità di comprendere i cambiamenti porti alla perdita di quanto si pretendeva di difendere.
"Nonno, perchè questo giornale non ha scritto niente?"
"No cara, di cose ne ha scritte tante ma servono occhi speciali per leggerle."
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