Ogni volta che assisto allo spettacolo finale di una delle settimane dei "Summer Camp" alla Scuola di Musica mi emoziono, mi vengono gli occhi lucidi, e il groppo in gola.
Non è facile pietismo per il "che bravi i bambini", è l'evidenza di una possibilità che è racchiusa in ciascuno di noi e che si esprime se c'è il contesto giusto e ci sono persone positive che ti incoraggiano e guidano al risultato.
Quando vedo cosa riescono a fare gli insegnanti in quel poco tempo, 5 giorni con poco meno di quattro ore per giorno, con un materiale tanto grezzo, molti dei bambini non hanno mai suonato, alcuni sono piccoli e con ovvie difficoltà di ritmica e di coordinamento, eppure.. eppure, accade ogni volta: si spegne la luce, il palco aggiunge la sua dose di magia e i bambini esprimono un talento segreto quanto inatteso.
E' come se gli insegnanti non vedessero i loro limiti ma solo il loro potenziale, e i bambini lo sentano e danno il meglio, sempre.
Vorrei portarci alcune delle persone che incontro per motivi professionali e che si lamentano dell'inadeguatezza delle risorse, dell'impreparazione dei collaboratori, dell'incomprensione del mercato, della crisi, di qualsiasi buona ragione, secondo loro, per cui non vale nemmeno la pena di tentare un cambiamento.
Ogni settimana c'è un progetto, un'idea guida, una meta da raggiungere, una missione da compiere, e non si perde nemmeno un minuto a lamentarsi di "come sarebbe stato bello se...", ma piuttosto ci si focalizza sull'esaltazione dei potenziali, costruendo assieme il risultato.
Alberto, il direttore, lascia fare i suoi insegnanti, si fida di loro e anche lui ogni volta si meraviglia di quali talenti si esprimono nei collaboratori quando li lasci liberi di esprimersi al meglio, ti fidi di loro, li incoraggi, li rendi orgogliosi del loro risultato: che grande lezione di people management!
Venerdì ho visto decine di micro-episodi di interazione positiva, sguardi che dicono "adesso tocca a te", momenti in cui chi era il momentaneo protagonista dava tutto ciò che aveva per contribuire al risultato complessivo (ah! quel batterista piccolo piccolo che quasi non arrivava al pedale della cassa che doveva dare un gran colpo di piatti per fare "il lupo" nella rappresentazione di Pierino e il Lupo di Prokofief).
E che dire dei tre violinisti (meno di vent'anni in tre..) che dovevano fare la parte di Pierino e mentre due di loro sapevano solo fare una nota bassa a corda vuota, il primo suonava il motivetto classico di Pierino e il Lupo e quando era il loro turno faceva alzare i suoi due violinisti come fosse un'intera orchestra, li guardava come un esperto primo violino e attaccava deciso quando era il suo momento.
Mia madre era un esempio fantastico di "ottenere il meglio dalla situazione": se capitavamo a cena improvviamente, mai, dico mai, che dicesse "vorrei fare questo o quello ma mi manca...", apriva il frigorifero e con ciò che aveva (e il suo amore) realizzava sempre qualcosa che era sempre oltre quanto ci si potesse aspettare.
Lo spettacolo della possibilità è esattamente il contrario della paralisi del pre-giudizio: è vedere in ciò che c'è, non ciò che manca ma ciò che potrebbe contenere e che è sempre più di quanto si possa immaginare.
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