Quando un anno fa ci siamo messi con Cesare Orladelli (il mio geniale partner di grafica) a lavorare all'immagine del progetto del Concerto dei 100 Ragazzi, volevamo trovare un modo originale per raccontare una "storia" molto articolata.
Dal momento in cui mi è frullato per la testa il nome dell'evento, ho spiegato a Cesare cosa dovevamo comunicare: non tanto una serata musicale, ma l'idea di un'attività ad alto contenuto simbolico in cui i giovani musicisti sono protagonisti di un percorso innovativo.
E poi volevo qualcosa di "insolito" nel mondo della musica orchestrale tradizionale, qualcosa che richiamasse l'attenzione e incuriosisse chi guarda, tanto da domandarsi: ma cos'è questa cosa?
L'idea grafica è venuta subito: quelle due grandi scarpe da ginnastica piene di strumenti rendono perfettamente l'idea e ingombrano decisamente lo spazio per costringere il testo a poche frasi, l'attenzione è sul cammino più che sull'evento.
Il Concerto dei 100 Ragazzi è infatti un percorso di mesi in cui gli insegnanti e i direttori delle diverse scuole collaborano per preparare il repertorio, un percorso che sfocia in una settimana di full immersion in cui 100 ragazzi che provengono da diversi paesi, che parlano lingue diverse, con tradizioni e quotidianità diverse ma che hanno in comune il linguaggio comune della musica e un obiettivo chiaro e condiviso da raggiungere: il concerto.
Nei molti anni in cui ho suonato con l'orchestra giovanile della scuola ho imparato la magia di quell'ambiente, il misto di ansia nei mesi di prova e di gioia al termine del concerto, il suonare e l'ascoltare simultaneo degli altri.
Ma quando lo scorso anno ho assistito alle prove del Concerto dei 100 Ragazzi ho visto qualcosa di ancora più strabiliante: una sola settimana di tempo, un intero repertorio da preparare, musicisti che non hanno mai suonato assieme, la barriera linguistica da superare... dare vita a un grande concerto, pieno di emozione.
E quella è l'immagine che rende bene quello che accadrà anche quest'anno a Belgrado: cinque gruppi di ragazzi, cinque lingue diverse, un repertorio da assemblare, due sale prestigiose in cui hanno suonato i più grandi musicisti del mondo... e i ragazzi non vedono il problema, camminano verso la soluzione.
Quelle due scarpe raccontano l'essenzialità del viaggio, non serve altro: lo strumento e la voglia di andare, la musica farà il resto.
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