Per la prossima conferenza sto riflettendo sul fatto che le strade si sono chiamate a lungo "vie di comunicazione": ma lo sono ancora?
La comunicazione è ancora legata allo spostamento?
O le strade comunicano una storia che è la somma dei racconti di chi le percorre?
I romani davano un nome alle strade per dare loro una vita autonoma, oggi hanno sigle o acronimi BREBEMI, A36, che forse rispecchiano che ben poco ci sia da narrare in uno sfrecciare veloce in terza corsia.
Se la strada è fatta solo per unire due punti distanti allora che sia un tunnel il più veloce possibile: meno distrazioni.
Se è inutilmente ingolfata come la strada da Desenzano a Salò ogni istante racconta dei nostri sbagli nella gestione del territorio, della pochezza degli amministratori, dell'assenza di una visione e di amore per la bellezza.
Senofonte e MarcoPolo non hanno raccontato solo i viaggi, hanno raccontato mondi che ciascuno ricostruiva nell'immaginario della propria fantasia ed è quello che ancora accade oggi, solo che i narratori sono diventati migliaia, decine di migliaia e scrivono, filmano, twittano scattano immagini che impietosamente dicono come stanno le cose.
C'è poco da stare allegri se Goethe diceva "Conosci la terra dove fioriscono i limoni?" mentre oggi i racconti in rete dicono "ma hai visto che scempio di capannoni".
Gigi molto interessante queste tue considerazioni. non mi perderò la tua conferenza
Scritto da: giusi | 08/12/2015 a 13:01