Come si fa a mettere una bomba davanti a una scuola e farla esplodere mentre ragazzi e ragazze inermi stanno per entrare?
Che razza di schifoso vigliacco può compiere un gesto simile?
Cosa odia: la gioventu? Il futuro? la cultura? la bellezza?
Come si fa a mettere una bomba davanti a una scuola e farla esplodere mentre ragazzi e ragazze inermi stanno per entrare?
Che razza di schifoso vigliacco può compiere un gesto simile?
Cosa odia: la gioventu? Il futuro? la cultura? la bellezza?
Di molti rivoluzionari si conosce il volto, ci sono manifesti e magliette, icone di un mito. Di altri, di grandi inventori,scienziati, missionari, costruttori di pace poco si sa.
Questa è Maria Montessori, di cui ricorre il sessantesimo anniversario dalla morte, che ha rivoluzionato il modo di insegnare e quindi ha cambiato il mondo per come lo conosciamo oggi e di certo la sua rivoluzione non si ferma perchè chi ha studiato con il suo metodo e nelle scuole che hanno adottato il suo metodo, sono persone, speciali, curiose, innovatrici, collaborative e appassionate.
Lo dico con cognizione: ho sposato una di queste.
Giulio ci ha portati al cinema e mentre lui era contrariato perchè avevamo posti solo in seconda fila io ero felice come quando da bambino lottavamo per stare in prima fila a guardare con il collo all'insù i film dei "cobboi e indiani".
P.S Il film era "The Avengers", due ore di divertimento passate in un lampo.
Ci sono lavori che sarebbe bene non cominciare: ad esempio sistemare il banco di lavoro.
Ho cominciato alle tre e mezza e ho detto in un'oretta sistemo il quadro elettrico e poi basta, sistemavo gli attrezzi e mi dicevo "già che ci sono sistemo anche i cavi" e poi "già che ci sono controllo le pompe sommerse del garage", "già che ci sono... " ... ho finito a mezzanotte e mezza.
In compenso il banco degli attrezzi non è mai stato così in ordine.
Arrivare a Sesto e sentire già voglia di una bella dormita è un passaggio quasi automatico.
Mi appunto i temi affrontati con Stefano in una bella chiacchierata al telefono.
Se in passato la musica è stata la colonna sonora di ogni rivoluzione, anche solo di un cambio di orizzonte, oggi la banalizzazione della musica è lo specchio di una assenza di ideali o la musica potrebbe essere in grado di dare voce a nuovi ideali, suscitare nuove passioni?
Ma come è possibile se continuiamo a produrre musica nello stesso modo? Se non si cambia il processo il risultato non differirà di molto dal risultato precedente.
Continua a leggere "Un appunto su processo, risultato, musica e ideali" »
Mi serve un nuovo amplificatore, quello che ho (riciclato dal salotto) perde i colpi.
Per un po' mi sono cullato con l'idea di prendere un ampli a valvole, anche cinese su prezioso consiglio di Enrico, ma poi riflettendo meglio sul mio tipo di ascolto, e sulla reale collocazione dell'oggetto, mi son detto che un semplice amplificatore integrato, senza sintonizzatore, senza effetti, e prese AV è quello che mi serve.
Oggi ho fatto un primo "assaggio" nei negozi qui attorno (Trony e d Euronics) per scoprire che gli amplificatori sono oggetti in via di esinzione: televisori in quantità, boom boom box di tutte le forme, home cinema, microintegrati a riempire due scaffali... e tre soli amplificatori con tanto di cartello "saldo".
E' uno specchio del mercato della musica, che spinge alla grande quantità (ipod e cuffiette per intenderci) o all'estrema sofisticazione e costo degli impianti da audiofili lasciando un "buco" nel bel mezzo dove c'erano casse e amplificatori "tradizionali".
Credo che ben pochi dei ragazzi che vedo alla scuola di musica abbiano mai ascoltato musica con un impianto di quelli per cui noi abbiamo lavorato le estati per potercelo comperare e Stefano mi faceva notare come la produzione musicale dal punto di vista sonoro, sta seguendo e massificando la tendenza aumentando il volume e limitando la dinamica del suono ( anche questa è un'altra storia che prima o poi mi scrivo per risistemare i molti pensieri che si intrecciano ma intando metto qui un riferimento semplice e chiaro sulla Loudness War).
Tornando al mio amplificatore, sto pensando che mi devo affrettare prima che si "estinguano" o si ritirino solo nelle riserve degli audiofili e magari se mi ci dedico con un briciolo di attenzione trovo qualche ultimo pezzo che viene svenduto a prezzo di realizzo.
Già sono scomparsi i Sansui che pascolano solo su eBay, resta qualche Onkyo, qualche Harman Kardon, qualche Yamaha, rari Marantz.
A dire il vero sono anche scomparsi i relativi negozi, almeno nei paesi, come è successo ai negozi di dischi: dalla bottega, all'angolo del megastore, alla scomparsa definitiva
Domani farò un'altra esplorazione ma ho come l'impressione di visitare le città abbandonate dopo la corsa all'oro.
Ogni tanto guardo la fotografia che ho sulla parete a fianco della scrivania e mi mette di buon umore.
E' di una ventina di anni fa e facevo l'animatore alla festa di fine anno alla scuola materna.
Ricordo che avevo le tasche piene di caramelle che elargivo con finta parsimonia.
Stasera Piero e Giulio erano a cena qui e abbiamo riso molto delle stupidaggini del paese e delle notizie del giorno e abbiamo fatto onore alle verdure e ai medaglioncini preparati da Marina.
Ora che ho finito le varie piccole incombenze che mi ero fissato per oggi, guardo la foto.
Quello sguardo mi dice molte cose, sono io che attraverso l'obiettivo sto dicendo al me di oggi: quando riguarderai questa foto ricorda che ciò che hai fatto per i tuoi figli, per farli sorridere è una delle cose più importanti che tu abbia fatto.
C'è una bellissima pace e una luce che rasserena.
Facciamo la solita nostra passeggiata ai bordi del bosco lasciando Blue a correre nei prati in fiore.
Una pausa per il caffé alla baita ai piedi della Croda Rossa e poi un camminare lento che accompagna parole e riflessioni leggere.
La primavera è ovunque e quel che resta dell'imverno assume la bellezza dei ricordi.
Non so dire di cosa parliamo, come se in effetti il vero senso non possa essere detto.
Facciamo piccoli progetti che come i fiori del prato, sono tutti indispensabili allo sguardo.
Non serve mettere ordine, la ragione delle cose è lì davanti ai nostri occhi.
Il ritmo dell'armonia si lascia percepire.
Torno da Sanremo sempre turbato, quando c'era Giampiero, rimuginando sulle sue lungimiranti idee sul mondo dell'informazione, della televisione e della musica; ora che lui non c'è più, torno con lunghe ore di racconto di Meri a cui ho chiesto dettagli sulla vita di Giampiero, sulle sue scelte, sulla sua capacità straordinaria di "fiutare il vento" del futuro.
Non so dire cosa mi aspettassi da questo lungo incontro, so che volevo farlo per cercare risposte a domande che non so formulare.
Qualcosa di luminoso lo riporto con me: il coraggio delle azioni oneste, la forza dell'amore, la lucidità nell'affrontare la morte, la conferma che i nostri insegnamenti non cadono nel nulla.
Stasera, mentre ci ripenso, in modo apparentemente casuale, è partita la 9' sinfonia di Mahler: musica perfetta per coccolarmi, in quel misto di tristezza e serenità che caratterizza quest'opera che come nessun'altra descrive il passaggio dalla vita alla morte.
Stasera avrei voglia di vedere i miei figli forse solo per incoraggiarmi a non smettere di fare ciò che ho fatto e che intendo fare, sapendo che i miei dubbi si dileguano nei loro occhi.
Giampiero come Stefan, mi facevano sentire "piccolo", non inferiore, ma allievo che chiede istruzioni su come funziona la vita, su come prendere le strade giuste, fare le scelte più sagge. Stefan era più giovane di me di 5 anni, Giampiero più vecchio di 15 ad entrambi chiedevo consigli ma erano altrettanto spesso loro che mi chiedevano risposte, quando ero io che le cercavo da loro e io non capivo cosa mai potessi dire loro, che valore avessero i miei punti di vista quando io chiedevo a loro quale scelta fare.
Forse il segreto, se di segreto si tratta, sta qui: nel fatto che ciascuno ha qualcosa di prezioso da donare anche se non ne conosce il valore perchè è l'altro che impreziosisce il dono.
Non è facile parlare della vita e della morte, parlare di Giampiero con Meri che tanto lo ha amato e che sta lentamente dipanando la matassa del distacco, cercando di sistemare tutto perchè nulla sia irrisolto o incompleto.
Fu lei a sgridarmi, sbatacchiandomi come fa la leonessa con il cucciolo, quando non mi decidevo a unire la mia vita a quella di Marina ed è grazie a Giampiero se ho avuto il coraggio di molte scelte lui che ai miei dubbi rispondeva sempre con "ma va, tu queste cose lei fa con la mano sinistra..." regalando il fuoco della fiducia in sé.
Un amico che manca è un grande vuoto, vorrei parlargli, chiedergli ancora, ora che mi trovo a fare scelte importanti nel mondo della musica , quello che è stato il suo mondo, dove è stato straordinario innovatore.
Vorrei chiedergli ma lui non c'è fisicamente, e devo provare ad ascoltare con il cuore ora che non posso udirne la voce. Forse il senso è questo.
Dovrei essere felice di averlo conosciuto, dovrei essere felice di avere rivisto Meri, con la sua bellezza senza tempo, ai nostri occhi identica ad allora, dovrei: ma non è così. Non riesco a scrollarmi di dosso la grande malinconia della sua assenza.
Stasera ho preparto per Marina la pasta con il sugo che ci faceva Meri quando, praticamente ragazzini, passavamo le domeniche a casa loro a parlare di musica e di politica, di futuro e di cambiamento.
E' stato per me come un rito, incenso offerto a profumare l'aria.
Forse il senso che cerco è questo: il senso profondo dei piccoli gesti, delle gardenie di Giampiero, della bellezza silenziosa dei suoi quadri.
Forse il senso è quello dell'abbraccio di Meri di quando siamo ripartiti oggi dopo tre anni che non ci si vedeva mentre ci siamo ripromessi di vederci a maggio.
Su un bigliettino Giampiero aveva scritto : "Metto il passato in memoria. Del futuro vivrò".
Meri lo ha scritto sulla sua lapide.
Forse il senso è questo.
Due giorni a Sesto per prepararmi a tre giorni di fila a Milano. Dovrebbero bastare.
Ho scoperto che questo è stato dichiarato dall'Unione Europea l'anno dell'"Invecchiamento attivo".
Mi sembra un buon motivo per rallegrarsi.
Siamo stati a cena da Piero che ci ha"ufficialmente" invitati a visitare casa sua.
A parte l'ottima qualità della cena alla giapponese, una serata bella e affettuosa con Piero e Laura molto contenti della loro sistemazione.
Quando un figlio invita a cena i genitori nella sua nuova casa è il segno di un importante passo, ti sta dicendo con orgoglio: ho la mia casa, ho un lavoro e la vita mi appartiene.
Proprio una serata importante.
Grazie a tutti quelli che non sono ancora riuscito a ringraziare di persona per gli auguri, le telefonate, gli abbracci virtuali.
E' stata una bellissima giornata, luminosa fuori, piena di calore umano attorno e gioiosa dentro di me.
Oggi compio gli anni, 58.
Sembrano tanti ma c'è un pezzo di me, quello "dentro il guscio" che non se ne accorge, lui pensa sempre di averne 24, quando mi sono sposato, quando ho fatto il militare, quando ho fatto l'assessore, quando ho cominciato a lavorare, quando ho piantato l'università, tutto nello stesso tempo e nello stesso tempo ho staccato la fune che mi legava all'ormeggio della vita.
Stasera suonavo con gl amici (che festa, con torta e prosecco!) e il tempo era come sospeso: è arrivata mezzanotte in un lampo e le due in un istante.
Quanti anni ho? Mi chiedevo venendo a casa: come faccio a dirlo? L'orologio si è fermato su 24, la mezzanotte della vita, sospesa tra lo ieri e il domani. Allora non mi chiedevo quanti anni avessi, ero così impegnato a vivere che non mi passava nemmeno per la testa di chiedermi una cosa del genere.
Quando chiesi a mia mamma, che ora di anni ne ha 91, quanti anni avesse, mi rispose "22", forse anche per lei gli anni delle decisioni importanti, c'era una guerra in corso, tutto era precario e il futuro incerto ma aveva una vita sua e un marito e che altro serviva? Sono certo che se ripetessi la richiesta oggi mi darebbe la medesima risposta perchè quell'orologio che abbiamo dentro si ferma a una certa data, a un certo tempo.
Non è un orologio guasto, non si ferma a caso, non per un colpo o un difetto. Si ferma a fissare un momento magico, a eternizzarlo, a farci ricordare in ogni momento la forza che avevamo quando siamo usciti dall'adolescenza, non ancora adulti ma di certo non bambocci.
I "bing" dei messaggi di auguri su Facebook rilanciati dal telefonino mi fanno compagnia, tintinnano l'abbraccio di tanti amici, di tanta gente a cui voglio bene e di altrettanti che ho incontrato lungo il cammino e che ancora mi sono affezionati. E' una compagnia che fa piacere ma che soprattutto fornisce una risposta sensata e tangibile alla domanda che qualcuno si fa: ne vale la pena?
Mai come in questi tempi di "placida determinazione" mi mancano gli amici che non ci sono più, Stefan, Gianpiero, mi mancano i nonni che non ho mai visto, mi manca mio padre a cui vorrei chiedere di cantarmi ancora una canzone accompagnandosi alla chitarra.
Quanti anni ho? Come faccio a misurare la vita? Ha più senso turbarsi nella consapevolezza del fatto che quelli che devono venire saranno certamente meno di quelli già trascorsi? o stupirsi della magia che ogni istante è lungo come tutti gli anni dell'universo? che lo sguardo di Marina raccoglie tutti i sorrisi che l'abbraccio dei miei figli è la somma di tutti gli abbracci.
Vorrei che lo scorrere del tempo rallentasse perchè ho ancora molte cose da fare e non potendo allungare il passo vorrei che la terra sotto i piedi ruotasse più velocemente per avvicinarmi alla meta in tempo.
Ho nipoti non nati da incontrare, paesi da vedere, amici da salutare prima che sia l'ultima volta, devo ancora suonare una suite, ho racconti da scrivere, musica da inventare, progetti a cui dare vita e reggere il dolore delle perdite che avrò.
Tutto può finire domani e sarei felice lo stesso, dispiaciuto certo perchè non è mai tempo di tornare a casa quando sei in festa, ma senza rimpianti o innervato di rancore.
Quando mi capita di assistere ad una messa mi chiedo che parole potrei dire condividendole pur non essendo credente: mi piace il "dacci oggi il nostro pane quotidiano" e il "liberaci dal male" ma mi piacciono anche "credo nella vita che verrà", nel senso che ci sono altre vite da vivere in modi a noi ignoti soprattutto perchè "credo nella vita eterna", nel suo manifestarsi in mille forme, nel suo prenderci e lasciarci, nell'eterno percorso verso la bellezza.
Quanti anni ho? Non so dirlo, ne compio 58 ma non ne possiedo nessuno.
Questa settimana è letteralmente volata, sarà il bel tempo, le molte cose da fare, il fatto è che mi ritrovo a venerdì e misembra di essere appena tornato da Sesto.
Devo dire che mi prendo anche il tempo di gustare le cose, mi alzo tardi perchè leggo, ascolto, scrivo, non vivo "con lentezza" come insegna il mio amico Bruno Contigiani ma nemmeno mi faccio travolgere dalla frenesia.
E' pur vero che non mi sfiora la noia ma se tutto va così rapidamente... domani sarà già il 2044.
Basta guardare il filmato che documenta l'esultanza dei collaboratori dei Moonbot Studios all'annuncio che il loro "The fantastic Flying Books" ha vinto l'Oscar per il miglior film d'animazione per capire la gioia di quando un grande impegno viene premiato.
Oscar Win - Moonbot Studios from Moonbot Studios on Vimeo.
Dopo una settimana a pieni giri con musica, riunioni, il compleanno di Marina, finalmente siamo a Sesto per spegnere i motori.
L'altro ieri è morto Bruno Bonzi, il nonno di Irene.
Di lui ho un ricordo molto speciale che me lo rende particolarmente caro:
si stava costruendo la copertura per il palco degli spettacoli alla Festa de l'Unità in Castello a Desenzano e lui dirigeva i lavori essendo un bravo impresario edile. Quando fu il momento di fissare il punto in cui i diversi tubi da ponteggio si intrecciavano al culmine mi disse "Ciapa 'na ciaf del vintidù e va su" (prendi una chiave del 22 e vai su). Sarei morto di spavento: salire a 15 metri di altezza, strisciare lungo un tubo innocenti con una chiave inglese in tasca per andare a fissare un maledetto bullone.
Sotto di me il Bruno e gli altri muratori che mi incitavano e sbeffeggiavano lo studentello (avrò avuto 21 o 22 anni) e pian piano sono arrivato a quel punto cruciale e ho stretto il bullone.
Alla fine, quando sono sceso, ero stato adottato, avevo passato il mio "rito di iniziazione" e avevo imparato a vincere una nuova paura di "non farcela".
Non me lo sono mai dimenticato e tutte le volte che devo superare un qualche ostacolo mi rivedo con le braghe corte, una chiave del 22 in tasca su quel palo che stringo il bullone e sotto il Bruno con i suoi occhi azzurri e luminosi che mi guarda e sorride.
Marina mi ha fatto vedere questo video e c'è tanta saggezza in quelle parole e un bellissimo concetto di maternità (o paternità) universale in cui mi ritrovo.
Dato che fa esplicito riferimento all'età di Marina mi convinco ancora una volta di più (sempre che sia possibile) che ho sposato una sciamana.
Quanto a me devo ancora aspettare sette anni per diventare polvere d'oro.
L'annuncio di Apple dei nuovi strumenti per la creazione di libri di testo interattivi mi pare uno di quelli sui quali fermarsi a riflettere ed è quello che ho fatto stamattina.
E' vero che i temi dell'apprendimento mi sono particolarmente cari e non è un caso che il progetto ONDE fosse focalizzato sull'imparare a convivere con un mondo che cambia o che la mia attività di volontariato sia proprio in una scuola.
Ma l'evento che si è svolto, non a caso, al Guggenheim Museum di New York ha molte implicazioni sia per la forza commerciale e innovativa di Apple che ha già dimostrato di saper cambiare completamente scenari apparentemente consolidati, sia perchè il mondo dell'apprendimento è quello da cui scaturisce il futuro.
Non credo ci siano dubbi sul fatto che ogni genitore responsabile o ogni adulto con un briciolo di saggezza si debba domandare: come posso insegnare ai miei figli, ai giovani che verranno dopo di me come migliorare il mondo? Come creare le condizioni perchè possano fare meglio di quanto ho fatto io? Come permettergli di vivere da protagonista in un mondo che non ha più le regole che erano valide per me?
Quando cambia il mondo dell'apprendimento è come cambiare il corso di un fiume: può cambiare un intero ecosistema e non è detto che sia automaticamente un fatto positivo.
Ha ragione Mantellini a porre dei dubbi circa il fatto che non si dovrebbe delegare a piattaforme proprietarie lo sviluppo degli strumenti a supporto della conoscenza, specialmente dove la scuola pubblica è una precisa scelta, ma non credo sia frenando il processo che possiamo governarlo bensì accettando la "sfida" e facendo di più e meglio.
Liddy mi ha insegnato che ciascuno deve fare la sua parte e a chi la criticava perchè portava i computers ai bambini in Cambogia mentre servivano anche medicinali e infrastrutture, lei rispondeva "io non sono capace di costruire strade e non sono un medico ma so che l'istruzione e la conoscenza sono condizioni essenziali al progresso".
Ho anche imparato da lei che occorre grande rispetto per le culture, le tradizioni, i patrimoni di civiltà che non sono esclusiva dell'occidente "civilizzato" e che trasferire il sapere è profondamente legato al mondo in cui si vive e che i "barbari" spesso non sono gli aborigeni che vanno lavati, battezzati e istruiti per farne esseri umani degni di vivere.
E' possibile distruggere esperienze o farne tesoro, è possibile aprire orizzonti o chiudere la ricerca al solo commercio è possibile dare speranza a milioni di bambini dei paesi che una volta si chiamavano emergenti ma soprattutto ai nostri che non hanno nessuna garanzia che per il solo fatto di essere nati in "occidente" il loro futuro sarà roseo.
Cambiare l'apprendimento non è solo cambiare la didattica, è cambiare il futuro.
Torno dal Passo Montecroce dove sono stato a cena con Damiano: nevica leggermente e sulla strada non ci sono tracce di altre auto.
E' come scendere da una pista appena battuta dal gato delle nevi.
Parlando con il maestro Holzer che accoglie i visitatori del museo della Prima Guerra Mondiale a Sesto, ho fatto una bella scoperta.
Quando gli ho detto il mio cognome mi ha chiesto se ero parente di "quel Padre Luigi" che nel '50 organizzò un campeggio di studenti del liceo Leone XIII di Milano: sì era mio zio "Gigi".
Mi ha raccontato che in quell'occasione c'erano studenti di diversi paesi d'europa e alla fine del soggiorno chiesero allo scultore di Sesto di realizzare un crocifisso per portarlo su alla casermetta che segnava il confine, crocifisso che questi realizzò gratuitamente.
L'opera fu portata dai ragazzi su Mont'Elmo e fu posta in modo che lo sguardo del Cristo si rivolgesse a nord e a ovest e dissero che doveva essere di auspicio perchè "un giorno in cui tutti i paesi d'Europa sarebbero stati un solo paese".
Holzer mi ha anche chiesto di aiutarlo a verificare se ci sono documenti di quell'evento all'istituto Leone XIII o in casa mia perchè vorrebbe rintracciare qualcuno dei "superstiti" di quell'evento.
Ho chiamato mia mamma che dall''alto dei suoi 91 anni ha ancora una memoria di ferro e ha ricordato perfettamente la storia del campeggio degli studenti in Waldheim e che lo zio le portava a pranzo i preti del liceo ma per i dettagli della croce mi ha detto che ci avrebbe pensato su.
Quest'estate tornerò di certo a guardare quella croce con uno sguardo diverso e penserò a zio Gigi con affetto.
Dopo giornate di passeggiate condivise con amici del cuore oggi una nevicata intensa saluta Enrico e Antonietta che tornano a Roma.
Oggi mi dedicherò alla musica e alla lettura con le risate di questi giorni nel cuore.
Andrea Mameli racconta una bella storia sulla transumanza e la condensa così:
"Transumanza, credo di aver compreso, significa imparare a camminare alla giusta velocità. Accompagnare 14 mucche gravide e un vitello per 10 km, da mille metri di quota a 400 vuol dire tenere il passo adeguato alla loro andatura e significa anche fermarsi alla fontana e lasciar loro il tempo di ruminare. Questo ho appreso e questo trasmetto."
Un bel pensiero per iniziare un anno senza fretta.
Una mattina speciale si vede subito: è l'ultimo giorno dell'anno e si apre con un'alba straordinaria.
In pochi minuti il cielo passa dal giallo al rosso al rosa per poi allargare la sua luce sul paese.
Mi godo questi tre minuti di pura magia e ripenso all'anno che si conclude: quante cose straordinarie sono accadute, quante piccole eccezionalità ogni giorno!
Un giorno intenso che concluderemo con amici cenando in un posto unico come il rifugio di Fondovalle per poi tornare a vedere lo spettacolo dei fuochi artificali a mezzanotte.
La velocità con cui tutto accade e la lentezza con cui mi gusto il momento, sono una perfetta sintesi di questo tempo e di quello che verrà.
Leggera come polvere, non fastidiosa ma perfetta... per stare in casa a leggere.
regali per i fratelli che vedrò alla festa da mia mamma....OK
computer, cavi e caricabatteria.................................OK
tutti i libri che non ho letto .....................................OK
spartiti e libro degli esercizi ....................................OK
ampli piccolo, cavi, midi, iKlip, iRig per esperimenti ......OK
valigia con la biancheria lavata ................................OK
cibarie, vino, olio, caffé e verdura ...........................OK
macchina fotografica, telecamera, adattatore SD ..........OK
pappa per Blue, guinzaglio, libretto vaccinazioni...........OK
... pronto per Sesto.
Natale è la festa del rinnovamento, del cambiamento, della fiducia che ci sia una possibilità di cambiare il mondo attorno a noi, che si tratta solo di avere il coraggio di intraprenderne il cammino.
Buon Natale a tutti gli amici, Buon Natale a tutti i musicanti, a tutti quelli che sono convinti che si può.
20-12 2012 una data dai numeri simmetrici ed è il compleanno di mia mamma: 91 anni e in gamba!
Ooops, è vero... siamo ancora nel 2011 e quindi il numero magico è 20-12-20-11 ... vabbé ce lo giocheremo al lotto :-)
Leggo gli articoli che parlano dell'incidente di Trieste di cui ho informazioni di prima mano per misurare la distorsione che si produce tra ciò che è accaduto e ciò chesi dice o che si insinua.
E' un incidente, non una fatalità, le norme e le procedure servono a ridurre il rischio non a eliminarlo, le indagini chiariranno se ci sono errori progettuali, cedimenti strutturali, o quant'altro.
Trovo però strumentale il continuo riferimento al fatto che il ragazzo morto fosse un avventizio assunto sul posto per fare lavori di supporto ai tecnici in cambio di un compenso modesto e di un posto al concerto: non doveva essere in quella zona, forse non ha capito il pericolo quando la struttura ha ceduto ma... quanti studenti non vorrebbero lavorare nello staff di un coincerto rock, guadagnare qualcosa e avere accesso allo spettacolo? Non lo so, non mi piace, suona falso perbenismo, sorpreso che uno studente faccia lavoretti per mantenersi o per pagarsi un concerto.
Trovo anche peggio il richiamo ai cinque o sei euro l'ora: ma scusate, quanto prende un operaio? O un neoassunto a formazione-lavoro, una commessa? (5x8=40 40x5=200 200x4=800 euro al mese) Quanto prende il giornalista (magari freelance da casa, parcella di prestazione occasionale) che ha scitto l'articolo? Non so, non mi piace, mi pare falsa indignazione.
Mi sembrava equilibrato il servizio del Manifesto, mi sembra composto il messaggio di Lorenzo Cherubini su Facebook, allestire un palco per uno spettacolo è un lavoro che richiede competenza ed è un lavoro faticoso e pericoloso e bisogna ricordarlo sempre anche e soprattutto quando va tutto bene e il concerto è un tripudio di applausi e un successo anche grazie al loro lavoro.
Quelli che se ne accorgono solo quando c'è l'incidente mi sembrano come quelli che si indignano a intermittenza, con faccia truce e parole sonanti ma con il cuore immobile, passando da un senegalese ucciso a un immigrato annegato, dal crollo di una scuola a un incidente in moto all'alluvione di Genova con la stessa superficialità di chi si indigna perchè non ci sono più le mezze stagioni.
Non lo so, non mi piace.
C'è un mondo là fuori pieno di ingiustizie e bisogna lavorare sodo per cambiare e non basta indignarsi, bisogna agire per rimuoverle, per fare di più dove non si fa abbastanza ma con l'onestà intellettuale di non giudicare ciò che non si comprende, tacere a volte è meglio: almeno per rispetto di chi ha perso la vita.
Fino a lunedì è tutto un rimbalzare da un impegno all'altro come una pallina in un flipper, con la differenza che sono tutte attività che sono contento di fare.
Sto imparando davvero molte cose sul mondo della musica colaborando con Doc Servizi, è il mondo delle mie passioni, della mia adolescenza, di grandi incontri, di lezioni di vita.
Oggi quando è arrivata alle 14 e un minuto la chiamata da Trieste che ci ha dato in diretta la notizia dello schianto al palazzetto, mi è diventato ancora più evidente che la musica non è solo spettacolo ma è anche lavoro, lavoro duro, professionale, esperto, pericoloso per qualcuno.
C'erano anche soci Doc in una delle squadre di montaggio e uno di loro ha fratture multiple ma non è in pericolo di vita. I tecnici delle squadre Doc sono certificati ed esperti, fanno del rispetto delle norme di sicurezza un fattore di primaria importanza ma il rischio è lì comunque perchè attorno al divertimento e alla gioia di chi ascolta, c'è la fatica e l'impegno di chi lavora per renderlo possibile e salire su tralicci a 20 metri di altezza a montare fari e altoparlanti è pericoloso come scalare una montagna.
Oggi ho visto cosa vuol dire "cooperativa", ho visto la tempestività delle risposte, l'immediatezza delle informazioni, l'organizzazione in azione ma ho visto anche chi è salito in macchina subito per andare a Trieste solo per trovare il socio ferito in ospedale ed è un'immagine che mi è valsa più di mille parole.
Ho visto le facce, la preoccupazione per il collega ferito ma soprattutto per il ragazzo della squadra lavorativa di un'altra organizzazione che ha perso la vita: poco importa se era "un trapezista di un altro circo", era comunque "uno di noi" uno dei tanti che lavorano dietro le quinte perchè la magia dello spettacolo e la gioia del suono arrivi al pubblico.
Pensavo di riuscire a fare un salto a Sesto prima di Natale per respirare un po' di quel profumo di neve che allarga narici e cuore.
Mi consolo con le webcam.
..."il fatto che per produrre un cambiamento qualsiasi, una grande parte delle forze e delle energie dovrebbe essere diretta a convincere e a rendere partecipi quelli che dal cambiamento sarebbero chiaramente avvantaggiati, ma che per motivi psicologici, d’abitudine, di paure e diffidenze preferiscono pensare “chi te lo fa fare”, creando così un clima di inerzia che contrasta oggettivamente ogni iniziativa di cambiamento." ...
Valigia pronta, giornata luminosa.
Già pregusto la luce delle montagne.
Ho proprio bisogno di riposare occhi e cuore con la vista dei miei prati.
La lavatrice, macchina semplice e straordinaria, fonte di emancipazione (il video su TED) e instancabile lavoratrice suscita un immediato allarme se si inceppa o non completa il suo ciclo di bucato.
Alla prima avvisaglia di un blocco della pompa di scarico ho provato a ripararla ma niente da fare, dovevo correre a Verona e ... ha vinto lei: primo tempo 1-0.
Una pompa di lavatrice non è un "oggetto" complicato, se non va è perchè un oggetto nel filtro le impedisce di girare: che sia il mitico calzino che tutte le lavatrici prima o poi divorano?
Al ritorno da Verona e prima di uscire nuovamente ho preso con calma (e un giratubi) in mano la situazione e sono riuscito a togliere il filtro, pulirlo per bene, togliere il calcare e riavvitare.
Voilà il consolante rumore di una pompa di scarico che funziona! Alla fine ho vinto io 3-1
La vacanza mi ha fatto bene, mi sono riposato ee ho tutta l'energia che mi serve ora per riprendere le tante cose che stavo seguendo rima di partire.
Il numero delle mail che devo sbrigare la dice lunga sulle cose pratiche a cui mi sono dedicato per finire a sera con poca voglia di stare al computer.
A Sesto mi ritrovo al massimo con 50 mail nella inbox ora ne ho 422.
Rientro dal cimitero dove abbiamo portato i fiori alla tomba di papàe guardo la moltitudine di persone che celebra questo rito rispettoso e pieno di significato.
Poi passo davanti a un cancello con appesi al cancello disegni di zucche e fantasmi a celebrare una festa che non ci appartiene che innesta un folklore, cioè una tradizione che per noi non ha senso.
Dolcetto o scherzetto? (a parte il fatto che trick or treets suona molto meglio) che c'entra con i nostri riti di celebrazione del rapporto rtra la vita e la morte? Noi non usiamo le zucche, con quelle qui si fanno i tortelli, ma cuociamo castagne e beviamo vino rosso o assaggiuamo un grappolo d'uva.
E' vero anche Babbo Natale non ci appartiene ma almeno in quel caso rito (l'attesa, i campanellini, il risveglio mattutino) e funzione (portare doni ai bambini) sono collegati come avviene per Santa Lucia o per la Befana.
Ma con questo finto fine ottobre buono per Mc Donald e centri commerciali i due elementi "rito" (le zucche l'iconografia, i bambini che vanno a chiedere dolci) e "funzione" (quale sarebbe?) sono disgiunti e quindi incomprensibili.
Mi domando, ma è una domanda retorica, servirebbe una cultura che questi non possiedono, dove sono quegli strenui difensori dei nostri valori che ci hanno stracciato i corbezzoli con i cartelli in dialetto: sono forse a festeggiare Allouin?
Per strane (mica tanto) coincidenze ascolto la musica di Arvo Part.
Un pezzo me lo ha assegnato la mia insegnante per esercitarmi con le note lunghe per imparare a fare il vibrato (Spiegel im Spiegel), il Cantus in memory of Benjamin Britten lo riascolto dopo la lezione di sabao in cui ne abbiamo svelato le forme e le trame, le messe le ascolto per quella riminiscenza gregoriana che le fa così senza tempo.
Marina è a teatro, Blue gironzola per casa e di tanto in tanto esce per abbaiare ai gatti.
Ho anche acceso il riscaldamento in studio perchè le dita si raffreddano tra un esercizio e un paio di arcate, ero quasi tentato di accendere la stufa in cucina per creare atmosfera più che temperatura, calore, più che caldo.
Penso ad un amico molto caro che ho saputo essere in fin di vita e il freddo si fa più intenso e la musica ancora più triste. Per consolarmi provo a ricordare i momenti belli che abbiamo passato insieme, le molte cose che mi ha insegnato, lo scherzoso "macarù" con cui ci apostrofavamo.
Provo a dirmi che è naturale che accada, che non c'è nulla di "straordinario" nello scorrere degli anni, nell'avvicendarsi di vita e morte, che misurare in minuti, ore ed anni la vita è un'azione priva di senso come voler misurare il cielo con un compasso.
Chiamo mia mamma che mi racconta le sue disavventure quotidiane (ha 91 anni ed è in gamba anche se non in forma), ripenso all'abbraccio di Giulio che è appena partito per Milano e a Piero che ha chiamato e che passa domani sera.
Sono circondato dalla vita eppure non mi basta. Mi specchio nel volto del mio amico e sento di essere mortale, mi specchio nel suo ricordo e sento di essere immortale.
Spiegel im spiegel, specchio nello specchio, non è una coincidenza è il senso della vita.
Ho letto dai vari blog i resoconti degli incidenti di Roma e mi chiedo cosa sapremmo di quanto è accaduto se non esistresse la rete, non voglio dire che i blog o i resoconti degli amici siano per forza veritieri ma di certo ho avuto la possibilità di confrontare, di verificare, di guardare video e filmati girati da tanti "consapevoli reporter", di commentare con altri, di dare e ricevere spunti.
Impressionano le immagini delle ribellioni in medio oriente con i giovani a fotografare, twittare, documentare ma non deve impressionare meno il fatto che lo stesso accade a casa nostra a documentare la stupidità dei violenti, la rabbia degli impotenti, la paura di chi deve per dovere fronteggiare chi ti vorrebbe morto.
Gli occhi degli altri diventano i nostri occhi, i loro racconti diventano la nostra possibilità di capire e ci insegnano la responsabilità di raccontare a nostra volta ciò che accade attorno a noi, piccolo o grande che sia.
Penso alla rabbia giusta di chi vede crescere la distanza tra sè e il mondo che c'è all'orizzonte e mi chiedo quali risposte servirebbero.
Più soldi? Ancora una risposta che sta "dentro il sistema" che riduce tutto al fattore economico?
Non credo che la protesta sia la richiesta di "spartirte il bottino in modo più equo" ma esprima, non importa se consapevolmente o meno, il bisogno di tornare a dare un senso alle nostre azioni, a ricostruire principi e valori come la dignità, l'impegno, la giustizia, l'equità, il merito, il rispetto.
Non è un gran mondo quello che i giovani hanno davanti a loro, ma era forse meglio quello dei nostri padri o dei nostri nonni? Due guerre, morti, fame, povertà.
E il nostro? così pieno di speranze, di "fantasia al potere" e che si ritrova al potere la legittimazione dell'oltraggio alla decenza?
Mi chiedo se serva fare ciò che sto facendo o se sia inutile tentare di arginare con la bellezza, la musica, la dedizione, la valanga di fango che ogni giorno si rovescia su di noi.
Vorrei avere la tenacia di chi pianta alberi, ma forse anche lui si domandava di tanto in tanto se avesse senso quel gesto e ogni giorno si dava una risposta affermativa.
Oggi è domenica, giorno del riposo e della riflessione, domani mi rimetterò al lavoro.
Le saldature sono finite stasera e domani verifichiamo che tutte le parti coincidano e poi possiamo passare a un lungo lavoro di restauro delle tribune mobili che abbiamo recuperato dai magazzini comunali e sono arrivate oggi grazie a una squadra di operai del Comune.
Un lavorone da serate invernali ma poi ne sarà valsa la pena.
Già pregusto anche i dieci giorni di vacanza in Tunisia a inizio novembre (ho dovuto anticipare il rientro per partecipare all 'Internet Governance Forum a Trento) ed è un chiaro segnale: le vacanze servono non solo a riposare ma anche a fare con maggiore determinazione quello che abbiamo in corso.
Curioso, sposato con due figli.
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