Qualche giorno fa guardavo con grande attenzione un filmato che documenta un evento singolare. Siamo ad Vienna, qualche anno fa, alla prova generale del concerto in re minore di Mozart per pianoforte e orchestra diretto da Riccardo Chailly con l' orchestra del Concertgebouw di Amsterdam.
La pianista è Maria Joao Pires, una grande concertista e l'episodio è raccontato dallo stesso Chailly in un filmato sulla sua collaborazione con la Concertgebow.
Partono le prime note del concerto e la Pires ha un momento di sconforto, si rivolge in totale panico ai colleghi vicini e scuote la testa. Chailly la guarda un attimo e lei gli dice: "Ho studiato un altro concerto, non questo...", Chailly sorride e le dice "Ricorda l'ultima volta che lo hai suonato! Sei bravissima, ce la fai!"
Qualche istante ed è il momento del pianoforte, la Pires lascia che le dita e la musica facciano il miracolo: eseguirà il concerto fino alla fine senza sbagliare.
Guardando bene il filmato (potete saltare i primi 40 secondi), le parole si capiscono poco e i sottotitoli in olandese non aiutano, però si coglie tutto dagli sguardi e dagli atteggiamenti: la Pires è disperata, c'è il pubblico, l'orchestra ha iniziato l'esecuzione, lei è una grande pianista, la star dell'evento: non può fallire.
Capisce che ha sbagliato, che quello non è il concerto per cui si è preparata. Prova a dire a Chailly "Non posso provare".
SI guarda intorno come una studentessa a cui hanno dato un tema d'esame del tutto inatteso e tenta un sorriso che chiede aiuto o scusa rivolto ai musicisti vicini. La musica dolce e drammatica di Mozart aumenta la criticità del momento, sembra fatta apposta.
Passa qualche battuta e Chailly la guarda, capisce che qualcosa non va: le chiede "Che c'è?" e lei gli dice che ha studiato un altro concerto.
E qui il passaggio cruciale: Chailly le dice è quello che ha già suonato l'anno prima e sostenuto dalla musica (magia del caso!) gli dice "I am sure you can do that! You know it too well - Sono sicuro che ce la puoi fare! Lo conosci troppo bene". SI volta sorridente e sereno: non ha il minimo dubbio che la Pires suonerà perfettamente e dedica la sua attenzione all'orchestra.
La Pires inizia e suonerà l'intero concerto senza sbagliare.
Guardate voi stessi attentamente.
LA LEZIONE
La prima è certamente quella che possediamo in noi capacità straordinarie quando lasciamo "scorrere" il nostro potenziale senza pensare di controllare tutto con la ragione, quando pretendiamo certezze di fronte al grande mistero delle nostre capacità profonde.
E' come quando temiamo di non farcela, di non sapere più andare in bicicletta, o pensiamo di non ricordare come si affronta una certa situazione. Vorremmo saperlo con la ragione e la ragione ci spaventa, in realtà "noi lo sappiamo", dobbiamo fidarci di noi stessi, di quello che abbiamo studiato, di quello che abbiamo raccolto negli anni e lasciar scorrere.
Avete presente quando non riuscite a ricordare un nome o un titolo o dove avete messo una certa cosa? Più vi focalizzate, più stringete la vostra mente e meno troverete la risposta. Se appena lasciate il controllo, mentre fate tutt'altro ecco che il cervello, lasciato libero di vagare in spazi a noi sconosciuti, mentre affettate una cipolla vi ricorda il cognome del compagno di scuola che stava due banchi indietro e che avete visto qualche giorno prima.
Con la musica mi capita di ricordare interi brani che non suono e non canto da quarant'anni: ho imparato a sorridere e lasciare che a cantare sia un "me" interno che ne sa di più.
La seconda lezione è più pratica e diretta.
Immaginate che Chailly sia il capo di un progetto o il direttore di un'azienda e che la Pires sia un suo collaboratore a cui è affidato un compito importante: lui ha scelto il collaboratore per le sue qualità, lo stima, sa che ha scelto la persona giusta per un compito così importante.
Nasce un problema imprevisto, la fiducia del suo collaboratore vacilla, teme di non farcela, un ostacolo improvviso sembra insormontabile: non ce la posso fare, non arriveremo in tempo, il cliente, sta firmando con un altro, la macchina si è guastata... a voi la scelta del caso concreto.
Cosa fa Chailly? Ha pochi secondi per rovesciare la scena: non ha il minimo dubbio,"so che ce la puoi fare!" Sorride positivo e convinto e non dedica un secondo di più alla cosa, ha dato al suo collaboratore l'arma giusta, il dono più prezioso: la fiducia, la fiducia in sè stesso.
Fa esattamente quello che un bravo capo deve fare con i collaboratori: sceglierli bene, affidare loro compiti importanti e fidarsi di loro, facendo sentire tutta la forza della fiducia nel loro talento.
Ricordo quando da ragazzo confidavo al mio "maestro" Gianpiero le mie ansie, la paura di non essere all'altezza e lui tagliava corto "Queste sono cose che fai con la mano sinistra" e passava a parlare d'altro non concedendo nemmeno un attimo alla commiserazione: mi voleva bene, mi stimava, davvero era certo che ce l'avrei fatta (come poi è stato) e quella fiducia era per me una fonte di energia, una fiducia che non potevo tradire.
Quante volte invece capita di vedere un capo che toglie la responsabilità della decisione al subalterno che pone un problema, trovando la soluzione al suo posto o che ne alimenta l'inquietudine sostenendone le paure e i dubbi anzichè farne piazza pulita.
Capita ancora più spesso con i figli: vogliamo sgomberare la loro strada dagli ostacoli e li rendiamo incapaci di decidere perchè temono di non essere all'altezza e ogni volta che togliamo loro le castagne dal fuoco "per il loro bene" ne riduciamo l'autostima.
Questa piccola grande lezione è lì da vedere, tutto si svolge in meno di un minuto: la differenza tra il successo e il fallimento è in poche parole, in uno sguardo, in un sorriso, in una convinzione profonda.
Chailly poteva interrompere? Certo che sì, era una prova, una prova generale ma pur sempre una prova.
Avrebbe assecondato l'ansia della sua concertista, l'avrebbe fatta propria e ne avrebbe diminuito la stima "E' brava ma... non ce la può fare", avrebbe avuto paura che il fallimento del collaboratore potesse nuocere al suo prestigio e avrebbe avuto mille alibi che tutti avrebbero condiviso: c'è l'orchestra, il pubblico non può essere tradito, e poi la mia reputazione... e se e ma e...
Lui si è giocato tutto a ragion veduta: la fiducia nella sua pianista era la cosa più importante. Non c'era prezzo da pagare per perderla.
Quando Martin Luther King diceva "I have a dream..." e invitava i suoi a seguirlo, non c'era il minimo dubbio nella sua voce, nel suo sguardo, non aveva la paura di non essere capito e che quella fosse una delle tante soluzioni possibili: aveva fiducia in sè, nei suoi collaboratori e nella giustezza della sua scelta.
Chailly nei pochi istanti ha dato alla Pires una visione: l'hai già suonata, sei brava, ce la puoi fare!
Come l'atleta del salto in alto che deve "vedere" se stesso di là dell'asticella sul materassone mentre il pubblico applaude di gioia per il suo risultato, Chailly ha dato all apIres la visione degli applausi dell'anno precedente, l'ha proiettata oltre l'ostacolo: un dubbio e l'asta cade o come dice Yoda "Fare, o non fare, non c'è provare".
Ripeto spesso "Le visioni determinano i comportamenti" e so che abbiamo capacità straordinarie che non sappiamo controllare, che il nostro talento ha il suo più grande nemico nel dubbio, nella paura e so anche che la vera leva della fiducia è l'amore: bisogna voler bene alle persone con cui collaboriamo e a noi stessi.
So che nella vita aziendale "amore" è una parola scomoda, difficile, imbarazzante, si usano termini più fiacchi e melensi e meno impegnativi perchè abbiamo paura di essere fraintesi o peggio guardati con sospetto.
Ma so altrettanto bene che se l'amore per i propri clienti, per i collaboratori, per il compito che ci siamo dati è sincero, onesto e profondo non c'è ostacolo che non possa essere superato e non c'è meta che sia irraggiungibile quando è scelta con la limpidezza del cuore.
P.S: una lezione interessante è anche ascoltare il Concerto in Re minore n. 20 K 466 di W.A. Mozart, magari nell'esecuzione di Maria Joao Pires. Lo trovate su You Tube in integrale, ma ascoltato a casa con un buon impianto e chiudendo gli occhi è anche meglio.
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