Rilancio la segnalazione di Gaspar, Alessandra Farabegoli ha scritto un eBook intitolato "Manuale di Buonsenso in rete" e lo offre gratuitamente.
Opera meritoria: il buonsenso è merce rara e ce n'è gran bisogno. Brava Alessandra.
Rilancio la segnalazione di Gaspar, Alessandra Farabegoli ha scritto un eBook intitolato "Manuale di Buonsenso in rete" e lo offre gratuitamente.
Opera meritoria: il buonsenso è merce rara e ce n'è gran bisogno. Brava Alessandra.
Chissà perchè ogni tanto Typepad non ripubblica i miei posto sull'account di Facebook...
Mah, misteri della tecnologia.
Ai miei amici si FB, se interessano i miei appunti, suggerisco di farsi un giro qui sul blog di tanto in tanto, così si trovano piccole sorprese come in una caccia al tesoro.
Rientro da Trento soddisfatto.
Ho fatto la mia parte stamattina con Alfonso Fuggetta, Francesco Sacco, Guodo Sforza e Peter Kruger e ho rivisto amici e persone che sono i più attivi sostenitori dello sviluppo della rete nel nostro paese.
Ho respirato un clima di grande speranza e in mezzo alle molte critiche un "ottimismo della volontà" che mi fa essere positivo rispetto al futuro.
Stefano Quintarelli offre un altro esempio della sua lucidità: in due pagine spiega perchè la politica non capisce la rete e invece dovrebbe farlo, a tutti i livelli.
http://blog.quintarelli.it/files/2011.10.28-discorso-firenze.pdf
Seguendo una segnalazione di Andrea ho trovato che la macchina di Google è passata da via Ticino e anche la Scuola di Musica è in Street View.
Stasera Alberto suona alla chiesa di San Giovanni e mi ero dimenticato di scaricare la scheda SD della telecamera acc!
Per fortuna la sua esecuzione inizia dopo le 9 e dovrei fare in tempo.
Ma quanto ci vuole per trasferire 26Gb!
E' arrivato il nuovo iMac della Scuola e stasera ho fatto subito il passaggio dei dati dalla macchina attuale a quella nuova: un paio d'ore di migrazione del profilo d'utente, la riconfigurazione della stampante di rete e via, due ore di stop con cambio di sistema operativo (Lion) compreso.
Domani si riparte e sono giornate, quelle di inizio mese, molto intense con le quote mensili da incassare, i nuovi allievi che arrivano e quelli vecchi che hanno atteso ottobre per ricominciare: un fermo macchina sarebbe stato impossibile.
E poi si chiedono perchè a Scuola usiamo un Mac.
Un bel post di Stefano Quintarelli sul rapporto tra giornali e internet.
Lo suggerisco perchè sembra proprio che Stefano appunti sul blog le sue riflessioni sistemando i molti pensieri che nella sua nuova posizione si trova a dover organizzare e quindi ne esce una lettura semplice e chiara.
Grazie Stefano.
Come ogni anno, il 6 agosto sono stato invitato alla Mediateca di Flemington NJ per la riedizione della trasvolata atlantica di Lindbergh.
Non ci potevo essere di persona ma c'ero "live" sull'iPad di Warren e Craig ha scattato le foto che raccontano l'evento.
E' sempre con grande soddisfazione che partecipo alle attività della Mediateca che ho contribuito a realizzare e il fatto che sia ancora lì, viva e attiva grazie all'instancabile lavoro di Warren, mi conferma che non bisogna smettere di intestardirsi a voler cambiare il mondo.
Sto utilizzando Garageband su iPad per farmi da ssistente mentre studio scale e arpeggi e trovo che abbia funzioni molto limitate soprattutto nella modifica delle parti, nelle trasposizioni e nella scelta di strumenti per fare ciò che serve, mentre su mac Garageband funziona bene per lo scopo.
Il problema è che "ufficialmente" non c'è modo di mettere i files GB di mac sull'iPad (mentre è possibile il contrario) ma ho trovato un buon modo per farlo che richiede un minimo di abilità ma nulla di difficile. Il video che ho scoperto e che spiega il tutto è su YouTube.
La nuova app di Skype per iPad è decisamente meglio della precedente (non difficile dato che che era talmente scarsa da far arrabbiare) ma ancora ci sono modi d'uso che trovo antipatici, specie se "decido io per te".
Perchè carica anche tutti i miei utenti di rubrica e non solo gli utenti Skype?(e non posso cancellarli)
Perché le immagini dei contatti sono thumbnail prese dai pollici di Godzilla e non si possono ridurre a dimensioni umane?
Parametri e preferenze di configurazione non se ne parla?
Qui il link al podcast della mia intervista di oggi a Radio3 dove si parlava di phishing
Alla fine la ricetta per il successo è semplice: non si tratta di essere creativi, ma semplicemente eccellenti.
Basterebbe questa lapidaria frase conclusiva per dire che questo post di Piero è uno di quelli da leggere e studiare.
Mi ricorda molto una frase che ci disse un nostro consulente, lo psicologo del lavoro Antonio Bicego alla fine di una ricerca sui clienti di Siosistemi da cui risultava che erano molto soddisfatti di noi, più di quanto noi credessimo e lui ci incoraggiò a continuare dicendo: "Ci sono aziende che dicono che bisogna soddisfare i clienti e ci sono le aziende giapponesi che dicono che i clienti bisogna "deliziarli", voi continuate a fare come i giapponesi e non sbaglierete."
Una presentazione davvero strepitosa e una riflessione illuminante.
Ho risposto ad una stimolante (come sempre) riflessione di Alfonso Fuggetta sul ruolo chiave dell'apprendimento. E' un tema che mi appassiona da sempre, tanto più quando lo si legge alla luce degli straordinari potenziali offerti dalle nuove tecnologie.
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I nostri vecchi dicevano "non s'è mai finito di imparare" quando un evento modificava l'esperienza fino a quel momento acquisita e il tema dell'apprendimento che tu inquadri come cruciale è un tema che è sempre stato il punto nevralgico che distingue le organizzazioni "normali" da quelle che riescono a eccellere.
E' vero che la scuola diffonde un modello che sottintende un "prima e un dopo", prima impari e poi lavori e guadagni, mentre gli insegnanti veri, quelli che ricorderai per tutta la vita, ti insegnano che si impara sempre, che imparare è bello, che la vita è tanto straordinaria da sorprenderti sempre e che da Socrate a Ulisse, da Dante a Galileo, la conoscenza è un viaggio che combacia con quello della virtù.
I musicisti citano spesso la massima attribuita a Paganini "Se non studio un giorno me ne accorgo io, se non studio cue giorni se ne accorge il pubblico" per sottolineare la componente di continuità e disciplina che lo studio impone mentre io preferisco un significato meno coercitivo: il piacere di fare e condividere la musica nasce dalla ricerca quotidiana di infinite possibilità da condividere con gli altri.
E' vero che molti musicisti si sono così intrisi della sofferenza dello studio che perdono il senso di ciò che stanno facendo come Schumann che ne divenne addirittura pazzo e si massacrò le mani nella spasmodica ricerca della tecnica assoluta.
E' vero che bisognerebbe chiudere i "conservatorii" che accecano l'innovazione e trasformarli in "innovatorii" perchè, grazie alla musica, siano vere e proprie officine di innovazione e di cambiamento.
Nelle aziende ci si interroga sui "segreti" del successo dimenticando spesso ciò che in realtà sappiamo perchè codificato nel nostro DNA: la gioia di imparare.
Basta guardare la felicità di un bambino che gioca, così definiamo noi adulti il suo imparare gioioso per distinguerlo da quello sofferente che chissà perchè dovrebbe invece essere quello davvero fruttuoso.
Un'idea tutta borghese (vedi "I Barbari" di Baricco) ha giustificato la legittimazione del potere dopo la Rivoluzione Francese con la sofferenza, l'impegno, il lavoro, la dedizione, il "fai una cosa e falla bene!".
Oggi quell'idea è inutile e dannosa per le persone e per le organizzazioni.
Non solo perchè si allunga la vita ma perchè la distinzione tra apprendimento e lavoro è falsa e fuorviante.
Quando organizzai la prima conferenza su Tecnologia e Apprendimento invitai il prof. Ceccato a fare il discorso di apertura e lui diede la "ricetta segreta" per vivere bene: mettere in ogni nostra azione i tre ingredienti che rendono la vita sempre stimolante, un terzo di lavoro, un terzo di apprendimento, un terzo di gioco.
Quando anche l'età, la condizione sociale vi dovesse togliere il lavoro, diceva Ceccato, nessuno vi può togliere la voglia di imparare e la gioia di farlo.
I cosiddetti "paesi emergenti" (illuminanti le presentazioni di Hans Rosling su Ted in proposito) hanno motivazioni fortissime a imparare più velocemente di noi e le nostre aziende chiamano tutto ciò "competizione" mentre basta guardare la villa di Catullo a Sirmione per capire che da oltre duemila anni la conoscenza ci fornisce la chiave per rendere possibile il nostro immaginare.
Il significato profondo del progetto Scratch al MIT è coltivare la condivisione del sapere come chiave per moltiplicare le potenzialità della ricerca, così come la pratica musicale è un modo piacevole per insegnare a bilanciare il "gioco di squadra" con le capacità personali.
Proprio chi, come noi, si occupa di tecnologia deve sfatare il mito della conoscenza come "competenza", (detesto, è vero, bollini e certificazioni che attestano un sapere formale e di scarso valore effettivo) mentre il reale contributo della tecnologia allo sviluppo della conoscenza è nella sua formidabile espansione dei modi di apprendere.
Io non credo sia una "sfida", come dici, "insegnare ai giovani ad imparare", credo sia invece un piacevolissimo impegno morale, sapendo in cuor nostro che stiamo dando loro il senso profondo della vita.
Ho scaricato qualche giorno fa Biophilia la nuova app per iPad realizzata da Bjork e l'ho trovata molto interessante.
Non mi piace molto la sua musica ma l'idea di avventurarsi in nuovi modi di intendere il "prodotto musicale" è notevole come pure intrigante è la sua ricerca del rapporto tra suono e natura.
Ovviamente ho comperato (un dollaro e novanta) il brano che è possibile comperare e anche Soundrop un'altra app realizzata da una piccola software house di Tucson, quindi anche il modello di business non è male.
Sul Mac di casa ho appena installato Lion e non ci sono stati problemi: 30 minuti e tutto è ripartito.
Ci sono alcuni programmi che non "girano" più perchè dice che "gli applicativi Power PC non sono più supportati" e così ho scoperto che dovrà cambiare Flickr Uploader, Photoshop Elements, un vecchio metronomo freeware e altri software simili: una buona occasione per fare pulizia di molte vecchie cose che, in fondo, non ho mai usato.
Curioso che non funzioni Microsoft Explorer, seccante che non funzioni OmniGraffle che mi serve e dovrò andare a cercare l'aggiornamento ammesso che ci sia per la mia versione 4.x e non mi tocchi fare l'upgarde alla versione 5 che costa 99 euro e di cui non ho bisogno.
Mi spiace che non funzioni "Giorno per giorno" il software con le massime del maestro buddhista Daisaku Ikeda e non credo ci sia un aggiornamento: lo cercherò per Windows e lo installerò sotto VMWare.
La massima di oggi era "La felicità assoluta emerge dai nostri sforzi, dalla saggezza e dalla fortuna".
I primi due ingredienti li uso più che posso, ora vediamo come va con il terzo.
Un utile post di Piero sull'uso dei QRCode: mi toccerà dargli ascolto.
Non ho resistito a scaricarmi subito la nuova versione di Final Cut Pro X che dal sito Apple annuncia meraviglie e poi per 240 euro!
Mentre sta scaricando leggo i commenti dei primi utenti e scopro che sono tutti talmente negativi che mi sto quasi pentendo della scelta: non è compatibile con File Cut Pro precedente, di cui non apre i progetti, non ha supporto per tutti i formati professionali, e via di questo passo.
Il commento più gentile è che è una versione rivista di iMovie e che Apple andrebbe denunciata per avere definito PRO un prodotto che i professionisti non sa nemmeno cosa sono.
Immagino che il product manager in questo momento stia prendendosi la giusta dose di sberle e che gli upgrade successivi facciano giustizia di quanto gli utenti segnalano.
La prossima volta sarà meglio leggere i commenti prima di fare download...
Gli amici che ci ospitano con Liddy vivono a Horten http://it.m.wikipedia.org/wiki/Horten un centinaio di kilometri a sud di Oslo e approfittiamo della giornata di pioggia per una visita al museo nazionale della fotografia che é proprio qui.
Scopro che il primo proiettore di immagini a colori in modalità RGB è datato 1860 !!!
http://en.m.wikipedia.org/wiki/RGB_color_model
Seguo con grande curiosità la valanga di messaggi che girano su Facebook a proposito del voto, gli appelli, gli incoraggiamenti, i "mi piace" e quant'altro.
Molte sono amplificazioni di banalità o di posizioni demagogiche ma molte sono anche le prese di posizione chiare e convinte.
In ogni caso questo uscire allo scoperto, in prima persona, dopo tempi di "meglio non apparire", mi sembra un bel segnale di impegno di cui tutti dovranno tenere conto. Forse gli esperti di sondaggi e analisi sociologica sapranno anche valutare il peso reale di questa onda di comunicazione diretta sul dato finale ma a me pare già di per sé, un fatto davvero nuovo e rilevante.
Come in un canto collettivo, le voci si uniscono e diventano più forti di quelle di un singolo che si crede potente perchè ha telecamere, giornali, soldi e servi.
Cambia, todo cambia...
Parlare con Piero di quali sono i trend, di cosa accade nell'innovazione è sempre stimolante: ha gli occhi buoni e vede lungo.
Il fatto di parlarne a tavola come una normale conversazione, non abbassa minimamente il livello del contenuto e conferma una acuta osservazione di Udo Humbrecht, il direttore generale di ENISA, fatta al Security Summit: "E' in atto nella tecnologia digitale, un fenomeno sociologico molto rilevante: per la prima volta sono i giovani a insegnare ai vecchi precise nozioni nell'utilizzo di strumenti determinanti alla vita sociale."
Oggi non avevo voglia di fare nulla e per riposarmi la mente... ho giocato con software e luci teatrali.
Ci sono volute diverse ore e molti esperimenti ma alla fine ci sono riuscito a:
- comandare un faro a led via wifi da iPad
- accendere, spegnere, cambiare colori dall'iPhone all'iPad
- governare uno strumento (Garageband) mentre cambio anche le luci
Per non dimenticarmi come ho fatto (e per chi vuole ripetere l'esperimento senza perdere tutte le ore che ci ho messo io) ecco tutti i passaggi.
Questa mi pare una cosa da lasciare senza parole: un sistema di regia video per iPhone (iPad, e touch inclusi) per cui fare riprese multiple (fino a 4) con gli iPhone che inviano via wi-fi le immagini al device che fa da regia e montaggio immediato.
In pratica 4 amici con gli iPhone in una sala e si fa un video live con i passaggi da una telecamera all'altra, manca solo che si possano dare via wi-fi le istruzioni a voce ai diversi "iPhonecameraman" e siamo a posto.
6 dollari lo provo subito.
Assistere allo spettacolo di Battiato è stata un'esperienza davvero fantastica: la tecnologia degli ologrammi portata ad un livello tale per cui in scena erano assolutamente indistinguibili dai personaggi in carne ed ossa.
E' stato come assistere a quegli eventi "epocali", le prime proiezioni cinematografiche, la visione dei primi programmi televisivi, perchè sono sicuro che ciò che ho visto in "pezzo unico" diventerà tra qualche anno lo standard di fruizione degli spettacoli teatrali e dei concerti ma anche la fruizione domestica di video e giochi.
Non meno impressionante la qualità del suono in cui alcuni elementi regstrati si fondevano in modo indistinguibile con i suoni prodotti dall'orchestra (l'unica entità in carne ed ossa della serata a parte una fugace apparizione di Battiato all'inizio).
Anche qui la domanda diventa "Ma cosa è reale e cosa non lo è"?, ha perfino senso una domanda del genere? Internet è reale o no? Un ologramma è reale o no? Un suono registrato è meno vero di quello prodotto al momento?
Trattandosi di un'opera dedicata a un filosofo, direi che la scelta di usare questa modalità di presentazione è perfettamente funzionale al messaggio che Battiato voleva dare, non c'è una storia, non c'è una trama vera e propria, c'è solo una musica dolce e delicata che vuole descrivere la profondità o l'elevazione del pensiero.
Alcuni momenti dello spettacolo talmente coinvolgenti che anche la distanza tra chi assiste e chi agisce sul palco si assottigliano fino a scomparire, penso allle delicatissime figure della danza di tre ballerini giavanesi o alla scena in cui appare sul palco un giardino con alberi le cui foglie si muovono a una leggera brezza e una fontana zampilla e il cantante appare e scompare dalla panchina su cui è sdraiato come se fosse il gattone di Alice nel Paese delle Meraviglie.
CI vorrà parecchio perchè lo si possa rivedere in qualche altra città e va a merito di Cosenza di aver investito in un progetto culturale di questa levatura.
Io sono felice di aver visto nascere un nuovo orizzonte e di poter un giorno raccontare ai miei nipoti che giocheranno con gli ologrammi: la prima volta che furono usati a teatro, c'ero anch'io.
Non guardo Report e mi sta antipatico Santoro, non mi piaceva Luttazzi e trovo repellente Ferrara: se non si è capito, detesto il giornalismo scandalistico anche se si ammanta di critica libertaria.
La voglia di scandalo supera sempre quella di verità e alla fine si dicono scemenze (nella migliore delle ipotesi) come quelle che leggo riferite dagli amici su Twitter a proposito della puntata di Report su Internet e Social Networks.
Tanti anni fa mi accusarono di creare danni ai bambini perchè volevo mettere i PC nelle aule e i monitor li rovinavano, non volevano che mettessi i CD in biblioteca vicino ai libri perchè li contaminavano (non scherzo) ebbi l'onore del primo "Consiglio Comunale aperto" dove volevano linciarmi per il folle progetto di informatica civica che pretendeva di dare internet ai cittadini e per fortuna vennero a darmi manforte Stefano Bonaga e Gian Paolo Barbieri.
Rispetto ad allora non è cambiata la superficialità, la saccenza, il pressapochismo con cui si parla di tecnologia al grande pubblico, la differenza però è che per ogni sciocchezza detta (che una volta restava la sola voce udibile) partono centinaia di tweet e di post che smascherano e in parte controbilanciano il ciarlatano di turno.
Non è un caso che tra le priorità che avevamo indicato all'Unione Europea, in un gruppo di lavoro a Bruxelles sulla sicurezza informatica, c'era la formazione e la documentazione dei giornalisti perchè possono fare molto per aiutare la gente a capire o moltissimo per aumentare la distanza tra lo sviluppo della tecnologia e il suo utilizzo per migliorare la competitività di un paese e la qualità della vita dei suoi abitanti.
Certo, formare i giornalisti costa, formare i cittadini costa, formare una classe politica come si propone l'Agenda Digitale costa, e non solo soldi ma costa tempo, pazienza, tanta pazienza, e una continuità che è l'unico ingrediente che può dare risultati.
Insegnare, educare, costa ma non farlo è perdente.
Come diceva un'amica alla conferenza Cuccioli e Multimedialità dove si parlava di apprendimento:
"Se pensate che l'educazione costi è perchè non vi rendete conti di quanto sia più costosa l'ignoranza"
Stefano Quintaelli (per tutti noi il mitico "Quinta") è il nuovo direttore dell'area Digital del Sole 24 Ore.
Me lo aveva sussurrato in un orecchio la scorsa settimana ma ora la notizia è ufficiale ed è una buona notizia perchè Stefano ha davvero una marcia in più per guidare l'innovazione.
In bocca al lupo vecchia volpe!
E' arrivato il mio iPad2 e la prima impressione è che, come sempre l'upgrade da una macchina all'altra funziona senza tanti sforzi, non mi ha trasferito correttamente solo le password della rete wi-fi e le cartelle delle applicazioni e dovrò raggrupparle di nuovo.
Per ora ho notato solo la prestazione decisamente migliore. Il resto dopo, stasera sono stanco e non ho tempo.
Dal rapporto di Legambiente ripreso da Repubblica guardo la mappa dei comuni che sono al 100% basati su energie rinnovabili: il primo è un paesino in Val d'Aosta, il secondo è Brunico in Pusteria.
Ho trovato software musicali divertenti e utili per iPad (Key Chords, iHarmony, iPiano Lessons e SymphonyPro per la notazione musicale ) e poi mi son omesso a sperimentare nuove funzioni di FileMaker (ma perchè in Italia lo fanno costare il doppio?) e di OmniGraffle (ottime le librerie di stencils di Graffletopia ).
Morale: ho fatto notte, molto notte.
Domani sono al meeting per l'Agenda Digitale.
L'iniziativa ha tutte le premesse per spingere le istituzioni ad una maggiore attenzione allo sviluppo della rete nel nostro paese. Vediamo, di certo incontrerò tanti amici.
Quando Piero passa da casa per un saluto, o come stasera per la festa del papà, è sempre un grande piacere e inevitabilmente parliamo di social networks, di comunicazione in rete, di applicazioni innovative e finisce che mi faccio una endovena di saperi che Piero sta accumulando alla velocità del suono.
La sua dimestichezza con Facebook è strabiliante.
E poi le coccole fanno sempre piacere.
Non riesco a passare "indenne" da Feltrinelli in stazione Centrale: anche solo a rovistare come un barbone nei cesti delle occasioni da 5 euro, si trovano cose interessanti: un vecchio disco dei Crusaders, una collezione di 4 cd a un euro l'uno, sui compositori classici britannici.
E poi scoprire un bel CD di musica "strana" (Jordi Savall e la musica sefardita di Dimitrie Cantemir) o l'ultimo libro di Erri De Luca e: "Prego si accomodi alle casse!."
Margherita Hack e il nucleare (dal Post, l'unico che si riesce a leggere) :
Leggo, come tutti, credo, con grande apprensione le notizie sulla catastrofe giapponese.
Non mi piacciono i titoli che aumentano senza nulla aggiungere a fatti che sono gravi e tristi per conto loro: perchè quel "terrore a Tokio" " "Paura atomica" "apocalisse" ? Non soi come dire ma ci trovo un che di esaltazione, di voyeurismo. Insomma mi sarebbe piaciuta più compostezza, per rispetto nostro, che vediamo, ascoltiamo, leggiamo e di quella gente.
Non mi piacciono quelli che dicono "andiamo avanti con il nucleare" e non mi piacciono quelli che dicono "basta nucleare", non ci sono elementi per decidere o dire alcunché, ora, bisogna tacere, e attendere sperando che si riesca a limitare il danno.
Tacere per rispetto dei dati come dicono gli scienziati, per rispetto della nostra incongruenza umana tra reazione e progresso: non dovremmo forse riflettere sui 120.000 morti (centoventimila!!!) all'anno per incidenti stradali, un milione di morti ogni otto anni!
Non dovremmo riflettere sui danni del petrolio, sui disastri ambientali, sulle polveri sottili che uccidono migliaia di persone silenziosamente a seguito dell'inquinamento da combustibili fossili?
Non dovremmo riflettere sui costi di una catastrofe come quella giapponese su chi dice che il nucleare costa meno?
Adesso credo sia il caso di stare zitti, essere emotivamente vicino a della gente straordinaria che si è ricostruita la vita dopo una vera apocalisse atomica non causata da una centrale ma dalla stupidità della guerra, che lotta per sopravvivere in condizioni naturali difficili e che affronta, per quanto è dato capire, questa immane tragedia con una compostezza che ci deve far impallidire.
Continuiamo a leggere, a informarci, scansando titoli e grida truculente, ci servirà per capire.
Il sogno di chi osa credere che ci sia un futuro da costruire, di gente normale che osa sognare.
C'è il disegno del futuro, il ruolo della tecnologia, dell'innovazione, il ruolo fondamentale dell' istruzione, il ruolo delle energie pulite, della biotecnologia. Il tutto in un contesto di grande rispetto istituzionale.
Un discorso pieno di riflessioni non valide solamente per gli americani, ma uno "Stato dell'Unione" che deve far riflettere tutti "Reinventing ourselves". Un discorso che richiede un'ora ma è un'ora ben spesa.
Stamattina ho scoperto che la Digital Concert Hall dei Berliner Philarmoniker funziona ora anche su iPad (solo i concertio dal vivo non sono disponibili, ma tutto il resto sì).
La medesima qualità impeccabile sia video che audio e la comodità di guardarsi un bel concerto a letto o sul divano: con delle buone cuffie potete anche avere una full immersion sonora oppure attivare l'opzione di airtunes e ascoltare dallo stereo di casa.
Grazie a Mantellini che utilizza subito e segnala l'attivazione del Pubblico Registro delle Opposizioni, il sito in cui si può far presente a tutti i gestori dei telefonia che non si desidera ricevere telefonate di vendita indesiderata.
Stasera mi trasferisco virtualmente a Berlino e con la DIgital Concert Hall mi guardo in diretta il concerto di Yo-Yo Ma con i Berliner.
Mi preparo anche la cena in salotto...
Alfonso è in volo per Cleveland e mi segnala via mail un bel libro che sta leggendo ora in aereo (Tim Wu: The Master Switch), io lo cerco e ne carico il capitolo introduttivo gratuito sull'applicazione Kindle del mio iPad.
Domani ne parliamo, magari in Skype.
Specchio dei tempi
Liddy mi parla da tempo del progetto Globish e ne parlò anche all'Equicena e al Cefriel ma non credo i partecipanti abbiano colto il senso profondo di quanto ci stava dicendo e la grande importanza che il progetto riveste. Io stesso comincio a capire adesso dopo averci parlato per diverse volte: capita con gli innovatori, spesso sono su un altro "pianeta".
Il progetto non è un nuovo Esperanto o l'idea di una nuova lingua ma semplicemente di stabilire un terreno comune di comuicazione tra gente di estrazione e cultura diversa.
Il progetto è stato lanciato da Jean-Paul Nerrière un manager IBM ora in pensione che, francese in una multinazionale planetaria, sapeva bene cosa volesse dire comunicare tra linguaggi e culture diverse e spiega bene con un video il concetto:
Perchè è importante ora il progetto? Perchè in Cina e in Giappone e in tutta l'Asia stanno scoprendo che Globish funziona bene: si tratta di imparare 1500 parole in inglese e scopri che parli di qualunque cosa con chiunque.
Perchè 1500? Perchè dai tempi di Radio America hanno scoperto che 1500 parole inglesi è il bagaglio più che sufficiente per comunicare, non per scrivere un romanzo, ma per parlarsi e con i Social Networks che si fanno planetari, con i Facebook da 500 milioni di utenti, il fatto che ci sia un terreno comune di contatto è da tutto visto come un fatto di grande importanza.
Perchè Globish e non English? Perchè anche chi parla inglese deve mettersi in gioco e non sono solo parole (nel loro caso da limitare) ma anche piccole regole da seguire come ad esempio:
Mantieni frasi corte - Evita metafore e espressioni colorite (un bel problema per me) - Evita domande in forma negativa - Evita le battute - Evita le sigle - Usa gesti e supporti visivi
Globish non sostituisce le lingue tradizionali che rimangono veicoli di cultura, Globish aiuta a parlare con persone di altri paesi.
Ho scaricato il dizionario delle 1500 parole e ho scoperto che potrei parlare tranquillamente in Globish e forse il mio inglese come quello di Jean-Paul è più un Globish che un vero English.
Liddy se ne occupa da grande esperta di apprendimento a livello globale e sono felice di avere direttamente dalla fonte spiegazioni e suggerimenti di attenzione a temi che poi diventano universalmente riconosciuti come importanti.
Intanto mi verrebbe da dare un consiglio semplice semplice: con tutti gli assessment test e gli attestati che si fanno fare ai figli perché "conoscere l'inglese è indispensabile" come se fossero dei novelli Shakespeare, e se invece almeno i 1500 vocaboli del Globish li conoscessero? E sapessero applicare le poche regole che servono? Non scriveranno un nuovo Amleto ma potranno forse parlare con persone che incontreranno a Tokyo o a Tegucigalpa riuscendo a capirsi.
Stamattina, facendo prove di collegamento video tra il mio mac e l'iPad, ho riguardato il filmato di Zander su Ted in cui dice: ci sono quelli che dicono che la musica classica sta scomparendo e quelli che dicono cheancora non avete visto nulla: "You ain't seen nothing yet!"
Quello che avete visto non è ancora nulla rispetto a quello che ancora accadrà, lo dicevo ieri a cena con Alberto e Massimo quando parlavamo dei nostri sogni con Onde e della rivoluzione di YouTube e di Facebook.
Oggi, su suggerimento di Flavia, ho scaricato un nuovo browser, RockMelt, e non so se sarà davvero fantastico o no (Flavia di solito ha fiuto) ma mi stupisce vedere una startup da trenta persone che si lancia per realizzare.... un nuovo browser: ma come non ci sono già Explorer e Safari e Firefox e Opera e Chrome? Con giganti alle spalle come Microsoft e Google e Apple e...
Eppure è proprio qui il messaggio: you ain't seen nothing yet.
E' stupefacente quanto spazio ci sia ancora per inventare nuovi modi di usare la rete di cambiare le interfacce, di proporre nuovi servizi e solo chi ha vista corta crede che ormai si sia scoperto tutto ciò che c'era da scoprire.
"L'uomo non è predestinato a raggiungere queste velocità" dicevano gli scettici che guardavano le prime sferraglianti automobili sfrecciare a venti kilometri all'ora, "Se l'uomo potesse volare il buon Dio gli avrebbe fatto le ali" dicevano quelli che non credevano nei tentativi dei fratelli Wright e ora sorridiamo di tanta stupida cecità verso l'innovazione.
Ancora non abbiamo visto nulla di cosa potremo fare grazie allo sviluppo della rete e soprattutto di come noi potremo imparare, conoscere, scambiare, dialogare, capire, migliorare ciò che ci circonda.
Eh ma da noi... è un problema culturale... è una questione organizzativa... non ci sono le risorse... noi con Berlusconi... figuriamoci... si ma la Silicon Valley.... certo ma i Cinesi e gli Indiani sono un'altra cosa... e mentre i timorosi del futuro continuano a vedere l'impossibilità c'è chi vede l'opportunià anche nelle bidonvilles di Nairobi.
You ain't seen nothing yet.
Penso che vedremo molte applicazioni in cui la tecnologia diventerà sempre più "a portata di mano"
Curioso, sposato con due figli.
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